Quando ho scoperto il
Grande Zot ho capito subito che avrei voluto navigarci. Una volta giunta a Cannigione, quando l'ho visto maestosamente ormeggiato, sono stata presa da un timore quasi reverenziale: come avrei potuto, da marinaia inesperta quale sono, mettere le mani sul timone di quella barca che era stata portata nel vento da maestri della vela?
Un bravo maestro riconosce il suo allievo e lo consiglia:
Saverio mi ha organizzato una settimana di scuola vela per fare di me una marinaia più decisa, che "sente" la barca, che sa leggere il vento nelle vele, e le onde. No, non ho osato mettermi al timone del Grande Zot; ho preferito prendere dimestichezza con il mare su Rubin, una barca moderna, ma adesso mi pento di non aver gonfiato le vele del Grande Zot. Un pentimento breve però, perché, senza nulla togliere a Rubin, non appena possibile tornerò a imbarcarmi e questa volta con decisione, sullo schooner di Sciarrelli.
Mi rimangono negli occhi le fotografie che ho scattato con la mente dei posti incantevoli dell'arcipelago della Maddalena: Budelli, Razzoli, Santa Maria, Spargi e poi le Bocche di Bonifacio e il mare turchese di Cala Coticcio.
Invidio bonariamente chi di voi si sta per imbarcare sul Grande Zot. E so bene che
non c'è affatto bisogno di essere bravi marinai per navigare su questa goletta: Saverio la conduce con sicurezza e la vita di bordo scorre tranquilla perché, come avrebbe detto il
capitano Aubrey dei racconti di Patrick O'Brian,
il Grande Zot è una barca felice!Cristina
allieva marinaiaPS: se volete leggere il racconto dettagliato della mia settimana di vela con Saverio, cliccate
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